Metti questo sotto il terreno? Ecco se lascia davvero passare l’acqua o crea ristagno e muffa

Quando si inserisce un materiale sotto il terreno, la capacità di quest’ultimo di lasciar passare l’acqua o di provocare ristagno e muffa dipende dalla sua composizione e funzione specifica: materiali impermeabilizzanti come il cemento osmotico, le membrane bituminose oppure i geotessili possono impedire il passaggio d’acqua, creando una barriera; al contrario, strati drenanti o membrane cuspidate favoriscono il deflusso, contrastando il ristagno e la formazione di muffe.

La funzione dei materiali posti sotto il terreno

La scelta di ciò che si utilizza sotto il terreno è determinante: alcuni prodotti sono pensati per bloccare totalmente l’accesso dell’acqua, altri per agevolare il drenaggio. Materiali impermeabilizzanti come cemento osmotico o membrane bituminose vengono applicati nelle costruzioni per impedire che l’umidità di risalita possa danneggiare le strutture: formano una barriera impermeabile che protegge muri e fondazioni, ma permettono una minima traspirabilità alla muratura, riducendo il rischio di muffa se ben posati. Questi sistemi richiedono un terreno ben studiato e una corretta applicazione: una posa sbagliata o su un substrato inadatto invece può favorire il ristagno idrico, aumentando la probabilità di muffa.

Ristagno idrico: cause e conseguenze

Il ristagno idrico si verifica quando l’acqua non riesce a penetrare nei pori del terreno o a defluire: ciò avviene comunemente in suoli argillosi, compatti o dove lo strato sotto il terreno è impermeabile. Se i vuoti presenti nel suolo sono già occupati oppure lo strato sottostante blocca il passaggio, l’acqua rimane in superficie oppure invade i primi 40–50 cm di profondità, diminuendo lo spazio utile per le radici e favorendo lo sviluppo di muffe e microorganismi nocivi. In questi casi, oltre a danni alle piante, si possono avere problemi strutturali a edifici e fondamenta.

Soluzioni drenanti e materiali alternativi

Per prevenire o ridurre il ristagno, vengono spesso utilizzati materiali drenanti sotto il terreno. Ad esempio, le geomembrane cuspidate in polietilene ad alta densità e i geotessili bentonitici, che sono teli con uno strato di bentonite, vengono posizionati tra il terreno e la struttura. Le geomembrane cuspidate, sagomate a bugne semiconiche, permettono la ventilazione e il drenaggio dell’acqua, proteggendo lo strato impermeabilizzante e veicolando l’umidità verso i punti di scarico. Associate a geotessili filtranti, impediscono che i canali drenanti si occludano con particelle del terreno, mantenendo efficiente il deflusso idrico.

  • Geomembrane cuspidate: Potere drenante ed elevata resistenza, favoriscono lo scorrimento dell’acqua e la ventilazione.
  • Geotessili bentonitici: Offrono una barriera impermeabile e una funzione filtrante che evita ristagni sotto la struttura.
  • Teli in polipropilene e polietilene: Proteggono contro umidità e infiltrazioni, specialmente nelle fondamenta di edifici.

Se invece si applica direttamente uno strato impermeabile senza sistema di drenaggio, si può creare un ambiente favorevole al ristagno con conseguente formazione di muffa, soprattutto in presenza di abbondanti precipitazioni o scarso ricambio d’aria.

La scelta consapevole: capire cosa serve davvero

Prima di posare qualsiasi materiale sotto il terreno è importante valutare:

  • Permeabilità del suolo: I terreni sabbiosi drenano meglio, mentre gli argillosi possono trattenere l’acqua.
  • Esigenze di impermeabilizzazione: Per proteggere edifici e strutture da infiltrazioni, occorre uno strato impermeabile, ma sempre abbinato a una soluzione drenante per evitare ristagno.
  • Uso previsto dell’area: In giardini e colture, un suolo troppo impermeabilizzato limita la crescita delle radici e favorisce problemi di muffa.
  • Soluzioni tecniche disponibili: Esistono, oltre alle classiche guaine, sistemi come le iniezioni di resine impermeabili che consolidano il terreno e bloccano le infiltrazioni d’acqua, compatibili anche con tessiture molto fini.

Quando servono barriere impermeabilizzanti

Le barriere impermeabilizzanti sono essenziali in molte situazioni ingegneristiche e edilizie: proteggono muri controterra, parcheggi, cantine e tunnel dall’umidità e dalla pressione dell’acqua. Il cemento osmotico, ad esempio, si applica direttamente su superfici di calcestruzzo o laterizio, formando una barriera che, se correttamente preparata, consente alla muratura di respirare evitando la muffa. Tuttavia, senza una corretta ventilazione e un sistema di drenaggio, anche le superfici protette possono soffrire di ristagno idrico.

Al contrario, in giardinaggio e paesaggistica si prediligono sistemi drenanti per favorire la salute delle radici e lo sviluppo vegetale. L’adozione di geotessili, materiali filtranti e drenaggi è spesso la scelta migliore, in quanto previene accumulo d’acqua, sprofondamenti e la formazione di muffe.

Cosa accade in assenza di drenaggio

Se non si prevede nessun sistema per lo smaltimento dell’acqua, qualunque barriera impermeabile rischia di causare gravi problemi:

  • Acqua stagnante sopra lo strato impermeabile, visibile o nascosta sotto la superficie.
  • Incremento di muffe, marciumi e riduzione della qualità del terreno.
  • Rischi di danni alle strutture edilizie e alle fondamenta, a causa dell’azione prolungata dell’umidità.

Conclusioni operative

La decisione di mettere un materiale sotto il terreno deve quindi considerare il contesto: una barriera impermeabilizzante impedisce il passaggio dell’acqua, ma crea ristagno e muffa se non è abbinata a una soluzione drenante. Un sistema drenante, come le geomembrane cuspidate o i geotessili, invece, permette all’acqua di fluire correttamente, diminuendo i rischi legati al ristagno.

L’efficacia della soluzione dipende dalla tipologia di terreno, dal clima, dall’uso previsto e dalla qualità dei materiali scelti. La corretta progettazione e posa sono indispensabili per ottenere un suolo sano e strutture durevoli, minimizzando la formazione di muffa e il rischio di ristagni idrici.

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